intelligence e geopolitica

INTELLIGENCE E GEOPOLITICA

RIFLESSIONI IN LIBERTÀ.

Autore: Giancarlo Elia Valori – Casa editrice: Rubbettino

Di cosa parla il libro:

L’intelligence è l’essenza del fare politico. Lo è sempre stata, anche se oggi si tende a dimenticarlo. La logica dell’intelligence è particolare e specifica: si occupa dell’intero quadro del processo decisionale, ma seleziona solo alcune decisioni-chiave che permettono il raggiungimento dell’obiettivo prescelto. Nulla è a priori escluso dal processo dell’analisi di intelligence: dalla struttura del Pil alla politica industriale, dalla condizione delle banche alla pianificazione industriale, per non parlare delle valutazioni sulla tenuta psicologica e sulla coesione sociale delle popolazioni. Non vi è nulla fuori dall’intelligence, tutto può essere oggetto di analisi e di scelta operativa in questo particolare ramo dell’arte e della scienza del Governo.

Recensione del suggeritore:

INTELLIGENCE E GEOPOLITICA è un saggio con numerosi spunti che aiutano a comprendere le dinamiche dei rapporti fra alcuni dei paesi che stanno contribuendo a disegnare un nuovo ordine mondiale.

Mediator

Un passaggio che il suggeritore desidera evidenziare:

“L’intelligence è il cuore dello Stato. I servizi di informativa e sicurezza, se non funzionano, tutto il sistema politico si ferma, anche in quei settori che, apparentemente, non hanno niente a che fare con l’intelligence o la politica estera”.

Altre recensioni sul libro INTELLIGENCE E GEOPOLITICA:

“Giancarlo Elia Valori sottopone sue nuove Riflessioni in libertà su un tema centrale della dinamica globale: le relazioni tra Intelligence e Geopolitica. La tesi centrale del suo libro è che le due componenti sono oggi inscindibili: se uno Stato intende perseguire una strategia geopolitica, ossia condurre una politica che non lo ponga ai margini dalla dinamica globale, deve operare con gli strumenti moderni dell’Intelligence. Nell’Introduzione egli prende una posizione radicale sul tema: lo Stato è la sua Intelligence, che definisce il nucleo vivo dello Stato, l’angelo custode del potere, il cuore e gli occhi dello Stato, affermando che senza di essa non vi è sviluppo possibile per il nostro Paese. Valori ritiene che l’Intelligence si debba occupare dell’intero quadro del processo decisionale, ma seleziona solo alcune decisioni-chiave che permettono il raggiungimento dell’obiettivo prescelto, collaborando per identificare l’interesse nazionale e operando in segreto… perché uno Stato non può sopravvivere come tale se tutto quello che decide è noto, prevedibile e contrastabile. In un habitat hobbesiano in cui homo, homini lupus – traslato a livello di Stato, lupo di altri Stati – le sue definizioni perdono il tratto enfatico che possono colpire il lettore, ma Valori porta abbondante materia a loro sostegno, soffermandosi, capitolo dopo capitolo, sui temi fondamentali che uno Stato e la sua Intelligence devono affrontare ai giorni nostri. Egli dedica particolare attenzione ai dossier esteri che l’Italia deve saper mettere a punto e portare avanti: la posizione nei confronti del nucleare iraniano, nella crisi della Libia, nel contrastare l’espansione dell’Isis, nel difendere gli interessi nazionali nel trattato transatlantico TTIP, nel curare i modi di disimpegno in Afghanistan e nel prendere posizione sulle tensioni irrisolte tra Israele, Palestina e Medio Oriente e sulle incertezze nella collocazione geopolitica della Turchia; invita inoltre a riflettere sulle scelte legate all’immigrazione e sui riflessi del trattamento dei dati personali in Francia. Ciò che sorprende è l’assenza di un capitolo autonomo dedicato al dossier Europa, anche se i tratti principali dell’assai delicata problematica emergono e si inabissano nell’esposizione come il mostro di Lock Ness; con la differenza che di quest’ultimo non si conosce se veramente esista, mentre ben sappiamo che abbiamo a che fare con il noto serpente europeo, nella versione assunta con l’euro. Valori ricorre infine a un espediente espositivo di grande significato, collocando dopo il capitolo finale che ritorna sulla Geopolitica, un altro capitolo riguardante il futuro della Cina di Xi Jinping, sulla cui politica ripone molte speranze, assegnando particolare importanza alla sua Via della Seta, un’iniziativa strategica anche per l’Italia. Le riflessioni in libertà sono talmente ricchi di outside e inside information che è impossibile tentarne una sintesi; possono solo essere lette direttamente se si intende condividere o respingere l’idea centrale del lavoro: se uno Stato non ha una buona Intelligence, è destinato a regredire sul piano politico ed economico; in breve non ha futuro. Nel perseguire questo suo obiettivo, egli tributa un grande omaggio a Francesco Cossiga, maestro di Intelligence, che Valori considera il vicario ombra dei grandi direttori dei Servizi italiani, a cominciare dall’Ammiraglio Martini, al quale dedica parole lusinghiere. Di Cossiga afferma che intendeva l’intelligence con dentro molti banchieri e professionisti-manager, pochi militari ma, quei pochi di eccelso livello culturale e professionale e molti, moltissimi, uomini di cultura e gente capace di fare guerra psicologica, guerra culturale, strategia globale per l’Italia, e poi per gli Alleati storici del nostro Paese. Questa impostazione sottolinea la necessità, accolta dalla legge di riforma del 2007, che i Servizi di Intelligence debbano coinvolgere il meglio dei gruppi dirigenti del Paese per individuare quali siano gli interessi nazionali e la migliore strategia per difenderli al fine di garantire la sicurezza e il benessere del Paese; questi sono gli obiettivi fondamentali dello Stato come elaborati dalla dottrina politica più avanzata che sono oggi drammaticamente e congiuntamente riemersi nella dinamica geopolitica nelle forma del terrorismo e della crisi finanziaria”.

Paolo Savona

Informazioni sull’autore:

Giancarlo Elia Valori (1940) è uno dei più importanti manager italiani. Docente universitario e attento osservatore della situazione politica ed economica internazionale. È stato consulente di qualificati organismi, tra i quali: nel primo governo Moro e nella stesura dei primi documenti annuali di programmazione economica e dello Statuto dei lavoratori. Attualmente è alla guida delle società International World Group e Global Strategic Business, della Delegazione italiana della Fondazione Abertis e di Huawei Technologies Italia. Inoltre riveste la carica di vicepresidente del prestigioso Isituto Weizmann di Parigi, nonché di membro di Ayan-Holding, dell’Advisory Board School of Business Administration College of Management di Israele.

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